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La disuguaglianza digitale è una questione da risolvere al più presto, dato che tre miliardi di persone nel mondo rimangono offline. Nel 2021 l’Italia aumenta la copertura della rete Gigabit alle famiglie, posizionandosi in linea con l'obiettivo prefissato, mentre nel 2020 ha fatto progressi insufficienti per quanto riguarda la spesa in ricerca e sviluppo.

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GreenItaly 2023: alle aziende investire nella green economy conviene, ecco perché

L’Italia accelera sulla transizione ambientale: in cinque anni eco-investimenti per una impresa su tre e cresce l’incidenza dei green job. Si consolida l’economia circolare, ancora troppo lenta la transizione energetica. 24/11/23

venerdì 24 novembre 2023
Tempo di lettura: min

Negli ultimi cinque anni, oltre 510mila imprese italiane hanno investito nella green economy e nella sostenibilità come strategia per affrontare il futuro, potendo così affrontare meglio le crisi. E in Italia sono stati creati 3,2 milioni di green job, il 13,9% degli occupati.

Questo è ciò che afferma GreenItaly 2023, il rapporto che ogni anno fornisce un'analisi approfondita sullo stato di avanzamento della green economy in Italia e nel mondo, evidenziando i suoi effetti sulla competitività dei sistemi produttivi. Attraverso numeri, tendenze e oltre 200 case histories, il documento offre uno strumento di informazione sulla transizione verde. La 14esima edizione, realizzata da Fondazione Symbola e Unioncamere, in collaborazione con il Centro Studi Tagliacarne, Conai, Novamont, Ecopneus, European Climate Foundation e molte altre organizzazioni ed esperti, è stata presentata a Roma il 31 ottobre 2023.

 

I vantaggi competitivi per chi investe sulla green economy

Nel quinquennio 2018-2022, secondo GreenItaly, il 35,1% del totale delle imprese (una su tre) ha effettuato eco-investimenti su processi e prodotti a maggior risparmio energetico, idrico e a minor impatto ambientale. Le previsioni per il 2023 indicano per le imprese che hanno investito nella green economy un incremento di produzione rispetto all’anno precedente (atteso dal 43% di queste imprese, sette punti percentuali in più rispetto a quelle non eco-investitrici), un aumento del fatturato (atteso dal 47%, rispetto al 40% delle altre imprese), una crescita del numero di occupati (per il 29% contro il 19%) e un aumento delle esportazioni (30% contro il 20%).

I green job aiutano l’occupazione

In base al Rapporto, come già sottolineato, a fine 2022 le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 13,9% degli occupati totali. Inoltre, il 35,1% dei contratti totali attivati nel corso dell'anno sono stati green job, mentre l'81,1% dei contratti previsti nel mercato del lavoro richiedeva competenze e conoscenze green. Le aree più interessate a queste figure sono: progettazione e sviluppo (87%), logistica (81,7%) e marketing e comunicazione (79,2%).

La localizzazione delle attivazioni green job.

  • A livello territoriale. Nel 2022 il Nord-Ovest ha registrato il maggior numero di attivazioni green, segnando un aumento del 13,5% rispetto al 2021 e portando l’incidenza dei green job sul totale delle assunzioni al 39,2%. Il Centro ha registrato una crescita del 15,9%, con una incidenza del 31,7% sui contratti, mentre il Mezzogiorno ha avuto un aumento dell’11,2% segnando un’incidenza del 32,7%. Il Nord-Est ha registrato un aumento delle attivazioni del 14,1%, per il 35,4% delle assunzioni totali.
  • A livello regionale, la Lombardia si conferma la regione più dinamica, con un aumento dei nuovi contratti green job del 14,7% rispetto al 2021. La Lombardia ha anche l'incidenza più alta di green job sul totale, con il 40,8%. Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio concentrano il 51,9% dei nuovi contratti.
  • A livello provinciale, Milano registra il maggior numero di attivazioni green job nel 2022, con il 10,3% del totale a livello nazionale e il 41% del totale provinciale. Milano, Roma, Napoli e Torino concentrano circa un quarto delle nuove attivazioni 2022.

Energie rinnovabili, una produzione da accelerare

Il Rapporto denuncia un chiaro ritardo dell’Italia nel settore delle energie rinnovabili. Ostacoli burocratici e la mancanza di politiche e incentivi a favore del settore, rallentano la transizione energetica, ma il sistema produttivo italiano ha continuato a investire in questa direzione anche durante periodi di difficoltà come la crisi pandemica e i conflitti mondiali. La potenza da fonti rinnovabili installata nel 2022 è pari a 3 Gw, molto inferiore rispetto a Germania (11 Gw) e Spagna (6 Gw). Questo dato è lontano dal target di circa 8-9 Gw all'anno da installare entro il 2030.

L'Italia è un importatore netto di energia, con l'80% del suo approvvigionamento energetico totale proveniente dall'estero, principalmente petrolio e gas. Le fonti energetiche rinnovabili (Fer) coprono il 31,1% del fabbisogno elettrico nazionale nel 2022. La produzione idroelettrica è stata ridimensionata a causa della siccità che ha colpito l'Italia.

Italia leader nell’economia circolare

L'Italia consolida il proprio posizionamento come leader nell'economia circolare, con un tasso di riciclo dei rifiuti urbani e speciali che ha raggiunto nel 2020 l'83,4%, un valore superiore alla media Ue del 52,6% e anche ai principali Paesi europei come Francia, Germania e Spagna. l'Italia è anche uno dei pochi Paesi che ha migliorato le sue prestazioni nel periodo 2010-2020, aumentando il tasso di riciclo di 10 punti percentuali (l’Ue di 6 punti percentuali).

All’interno del Pnrr, l'Italia ha approvato nel 2022 la Strategia nazionale per l'economia circolare, che coinvolge l'intera filiera e si focalizza su obiettivi come favorire il mercato delle materie prime seconde, estendere la responsabilità dei produttori e dei consumatori, promuovere pratiche di condivisione e il concetto di "prodotto come servizio" e definire una roadmap di azioni e obiettivi fino al 2040.

 

di Monica Sozzi

 

Scarica il Report GreenItaly 2023

 

Fonte copertina: shubhamo0o, da 123rf.com

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