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Nel 2022 il tasso di disoccupazione nell'Unione europea era del 6%, mentre in Italia era del 7,9%. Gli effetti della crisi pandemica sono stati gravi e perdurano, specie tra i giovani, le donne e al Sud. L'Italia continua a detenere il primato negativo di giovani disoccupati che non studiano né si formano (Neet).

Notizie

Le linee guida sull’informazione non finanziaria: trasparenza prima di tutto

Il documento predisposto dalla Commissione Ue propone un approccio alla rendicontazione in grado di cogliere le specificità delle singole imprese oltre i 500 dipendenti, nel loro posizionamento e nella loro performance.

La Commissione europea ha pubblicato il 26 giugno 2017 le linee guida non vincolanti sull’informazione non finanziaria in attuazione, in particolare, dell’articolo 2 della direttiva 2014/95/EU.

Si tratta di un documento che punta a fornire un utile supporto per alcune tipologie di imprese con più di 500 dipendenti che devono predisporre un documento di rendicontazione non finanziaria a partire dall’anno finanziario 2017. Il documento ha lo scopo di fornire quelle informazioni che sono davvero necessarie per comprendere sviluppo, performance, posizionamento e l’impatto della loro attività.

Inoltre, nelle pagine predisposte dalla Commissione, sono proposti numerosi esempi concreti che possono costituire un utile vademecum per comprendere come predisporre il documento.

Rispettando pienamente il recital 17 della direttiva, la Commissione ha tenuto conto delle best practice internazionali e ha ricondotto le proprie disposizioni a cornici normative nazionali, europee ed internazionali tra cui Global Reporting Initiative, Ocse, the Natural Capital Protocol, the UN Global Compact.

I principi chiave delle linee guida:

  • La presentazione di informazioni materiali definite dalla Commissione, intese come quelle la cui omissione potrebbe influenzare le decisioni che vengono prese soltanto sulla base delle dichiarazioni finanziarie dell’azienda.  Quando viene valutata la materialità dell’informazione bisogna considerare il business model, le principali questioni inerenti il settore di riferimento, gli interessi e le aspettative dei principali stakeholder, l’impatto delle attività e le decisioni politiche e la regolazione. 
  • Un’informazione corretta, bilanciata e comprensibile, in modo da distinguere i fatti dalle interpretazioni.  Nella predisposizione del documento di informazione non finanziaria devono essere utilizzati tutti gli accorgimenti possibili in tal senso, come una terminologia appropriata e l’uso di definizioni tecniche che permettono una comprensione chiara ed esaustiva delle dinamiche aziendali.
  • Un’informazione omnicomprensiva ma al tempo stesso concisa, per sottolineare l’importanza delle questioni ambientali, sociali e relative ai lavoratori, e, ancora, il rispetto dei diritti umani e gli aspetti relativi alla corruzione.
  • Un’informazione strategica e rivolta al futuro, per fornire aggiornamenti sul modello di business e sull’implementazione della strategia e le sue implicazioni a breve, medio e lungo termine.  È evidente l’importanza di tale punto se si considera come questo tipo di apertura possa permettere agli investitori, ma più in generale a tutti gli stakeholder, di inserire nel giusto contesto la performance aziendale e di valutarne il progresso verso gli obiettivi dati.
  • Un’informazione rivolta agli stakeholder, considerati collettivamente dalla Commissione, piuttosto che singolarmente. 
  • Un’informazione coerente: la dichiarazione non finanziaria, infatti, deve essere in linea con tutti gli altri elementi del management report, in modo da massimizzare il beneficio delle informazioni e comprendere le interdipendenze.

Quanto ai contenuti, le linee guida prevedono che le aziende debbano identificare alcuni aspetti tematici ed alcune informazioni immateriali, in modo da fornire un’informazione completa ed esaustiva, fra cui:

  • modello di business, focalizzandosi in particolare sull’ambiente in cui si opera, sull’organizzazione e la struttura aziendale, sui mercati, sugli obiettivi e strategie e sui trend e sui fattori che possono avere un impatto sugli sviluppi futuri;
  • politiche aziendali e due diligence, in modo da avere indicazioni sugli aspetti chiave non finanziari e in merito al raggiungimento di target specifici per identificare, impedire o mitigare situazioni avverse;
  • informazioni per verificare i risultati delle politiche adottate e comprendere i punti di forza e debolezze delle aziende;
  • informazioni sui rischi principali e relativa gestione;
  • Key performance indicator, poiché è fondamentale che le aziende adottino dei Kpi coerenti con la filosofia aziendale, in modo da aumentare la trasparenza e la comparabilità tra aziende dello stesso settore o che condividono la stessa supply chain.
  • aspetti tematici, come questioni ambientali, relativi alla tutela dei diritti umani, sociali e riguardanti i lavoratori, alla legalità alla catena dei fornitori o all’utilizzo di minerali provenienti da aree in conflitto.

Con le linee guida predisposte, la sfida che la Commissione ritiene di aver vinto è quella di aver saputo proporre un approccio che riconosca le diversità e le specificità di ogni singolo business e settore industriale, oltre che quella più generale di aver promosso ulteriormente una trasparenza che vada al di là dei singoli aspetti finanziari.

 

di Luigi Ferrata

giovedì 6 luglio 2017

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