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Nel 2022 il tasso di disoccupazione nell'Unione europea era del 6%, mentre in Italia era del 7,9%. Gli effetti della crisi pandemica sono stati gravi e perdurano, specie tra i giovani, le donne e al Sud. L'Italia continua a detenere il primato negativo di giovani disoccupati che non studiano né si formano (Neet).

Notizie

In Italia minori investimenti nell’educazione rispetto ai Paesi Ocse

Un quinto dei giovani italiani non possiede un diploma. Rimane alto il numero di chi non studia e non lavora. Il Rapporto Ocse “Education at a glance 2023” si concentra sugli studi tecnico-professionali con confronti negativi per il Paese.  18/10/23

mercoledì 18 ottobre 2023
Tempo di lettura: min

In Italia il 20% dei giovani tra i 25 e i 34 anni non possiede un diploma di scuola superiore, contro una media del 14% nei Paesi dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e per lo sviluppo economico). È quanto emerge dal Rapporto “Education at a glance 2023” dell’Ocse, un’analisi dello stato dell’educazione che quest’anno approfondisce la formazione tecnica e professionale.

I principali risultati per l’Italia

Cone rileva il Rapporto, in tutti i Paesi dell’Ocse sta diventando sempre più comune ottenere un titolo di istruzione terziaria, anche se in Italia solo il 20% delle persone tra i 25 e i 64 anni lo possiede rispetto a un media Ocse del 40%. Nel nostro Paese nel 2022 metà dei nuovi iscritti a corsi di laurea triennale ha scelto indirizzi Stem (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica), di cui il 13% erano donne.

Rimane preoccupante il dato sui Neet (not in education, employment or training): il 16, 3% dei giovani tra i 25 e i 29 anni in possesso di una qualifica di livello terziario non studia e non lavora, contro una media dei Paesi Ocse del 9,9%. Una percentuale che sale al 26,2% se si considerano i giovani con un diploma di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico professionale.

Per poter garantire un’istruzione di qualità sono necessari investimenti, ma anche in questo il nostro Paese registra un dato poco incoraggiante: nel 2020 l’Italia ha investito il 4,2% del suo Pil in educazione, mentre la media Ocse è del 5,1%.

Occorre, inoltre, intervenire sulla carenza di insegnanti che molti Paesi dell’Ocse stanno affrontando. A rendere meno attrattivo l’insegnamento ci sono i bassi salari: tra il 2015 e il 2022 gli stipendi degli insegnanti della scuola secondaria di secondo grado a indirizzo liceale sono diminuiti in circa la metà dei Paesi Ocse. In Italia, in particolare, si sono ridotti del 4%. Altro dato sottolineato dal Rapporto è l’età media della classe docente italiana: il 60% del personale docente della scuola secondaria di secondo grado ha 50 anni o più, mentre la media Ocse è del 40%.

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Formazione tecnica e professionale, un’opportunità da cogliere

La formazione tecnica e professionale offre un’alternativa all’educazione accademica, ma in molti casi continua a essere considerata “l’ultima spiaggia”, come “un’opzione per gli studenti che incontrano difficoltà a scuola o che non sono motivati” e non come “la prima scelta per carriere attraenti”, sottolinea il Rapporto.

Non si considerano le opportunità offerte dalla formazione professionale, prima fra tutte l’acquisizione di competenze specifiche per il mondo del lavoro che favorisce la transizione dalla scuola a un’occupazione e risponde alla domanda del mercato per lavoratori qualificati.

In Italia il 40% dei giovani tra i 15 e i 19 anni frequenta un istituto superiore a indirizzo tecnico e professionale, in confronto a una media del 23% nei Paesi Ocse. I risultati ottenuti dagli studenti a conclusione degli studi non sono incoraggianti: i tassi di occupazione dei diplomati in percorsi tecnico-professionali dopo uno o due anni dal conseguimento del diploma sono pari al 55%, il dato più basso tra tutti i Paesi Ocse. Anche a livello salariale, i giovani tra i 25 e i 34 con diploma tecnico-professionale guadagnano il 4% in più rispetto a chi non ha ottenuto un diploma di scuola secondaria superiore. Un altro aspetto legato agli istituti tecnici e professionali riguarda il tempo impiegato per concludere gli studi: solo il 55% si diploma entro i termini previsti, una percentuale che sale al 79% per gli studenti che frequentano studi liceali.

Scarica il Rapporto

 

di Maddalena Binda

 

Fonte copertina: dotshock, da 123rf.com

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