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LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA

Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti

Nel 2022 il tasso di disoccupazione nell'Unione europea era del 6%, mentre in Italia era del 7,9%. Gli effetti della crisi pandemica sono stati gravi e perdurano, specie tra i giovani, le donne e al Sud. L'Italia continua a detenere il primato negativo di giovani disoccupati che non studiano né si formano (Neet).

Notizie

Oil: la disoccupazione nel 2022 colpirà 207 milioni di persone nel mondo

Stime al ribasso per il mercato del lavoro globale. Nel 2022 si prevedono ore di lavoro perse equivalenti a 52 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. Tasso globale di partecipazione della forza lavoro lontano dal pre-pandemia.   3/2/22

La pandemia da Covid-19 e l’impatto delle sue recenti varianti, come Delta e Omicron, continuano ad avere effetti negativi sul mondo del lavoro. Lo dichiara l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) nel suo Rapporto “World Employment and Social Outlook - Trends 2022”, diffuso il 17 gennaio.

“Non ci può essere una vera ripresa da questa pandemia senza un'ampia ripresa del mercato del lavoro” secondo Guy Ryder, direttore Generale dell'Oil. “Per essere sostenibile, la ripresa deve basarsi sui principi del lavoro dignitoso, inclusi salute e sicurezza, equità e protezione sociale” conclude.

Lontani dai livelli pre Covid-19. È molto probabile, evidenzia il Rapporto, che le performance del mondo del lavoro non ritornino ai livelli pre-pandemia per diversi anni. Nel 2022, le proiezioni dell'Oil suggeriscono un deficit di ore lavorative equivalente a 52 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. Nonostante questa cifra rappresenti un miglioramento rispetto al 2021, rimane quasi il 2% al di sotto del numero di ore lavorate a livello globale prima della pandemia.

Nel 2022, continua il Report, il rapporto occupazione/popolazione dovrebbe attestarsi al 55,9%, ovvero 1,4% al di sotto del livello del 2019. La disoccupazione globale dovrebbe interessare circa 207 milioni di individui, superando di circa 21 milioni il livello del 2019. Il numero di lavoratori estremamente poveri, ovvero i lavoratori e le lavoratrici che non guadagnano abbastanza per mantenere se stessi e le loro famiglie al di sopra della soglia di povertà, è aumentato di 8 milioni.

Timidi segnali di ripresa, ma disomogenei. La ripresa, continua il Rapporto, laddove si verifica, mostra andamenti variabili in base ai Paesi e ai settori. La ripresa dell'occupazione nei Paesi a basso e medio reddito registra dati inferiori rispetto ai Paesi più ricchi. Una differenza dovuta principalmente ai tassi di vaccinazione e alle tutele fiscali. Aspetto che colpisce maggiormente i Paesi in via di sviluppo, dove a pesare sono le disuguaglianze, le condizioni di lavoro e i sistemi di protezione sociale inefficienti già prima della pandemia.

Più in generale gli indicatori chiave del mercato del lavoro in Africa, Americhe, Stati arabi, Asia e Pacifico, Europa e Asia centrale, sono ancora al di sotto rispetto ai livelli pre-pandemia. Le proiezioni al 2023 suggeriscono che non ci sarà piena ripresa. L’Europa e le regioni del Pacifico sono quelle che si avvicineranno di più a tale obiettivo, mentre America Latina, Caraibi e Sud-est asiatico sono le regioni con prospettive peggiori.

Gli scenari di mercato. Le economie in via di sviluppo, che dipendono dalle esportazioni di beni o materie prime ad alta intensità di manodopera, dimostrano difficoltà ad adattarsi alla volatilità della domanda causata dai cambiamenti della crescita economica. Le economie dipendenti dal turismo risentono pesantemente della chiusura delle frontiere e della perdita di entrate. L’economia informale in molti Paesi in via di sviluppo sta compromettendo l'efficacia di alcuni strumenti politici, dal momento che le imprese informali non riescono ad accedere a linee di credito o a misure di sostegno correlate al Covid-19. Di conseguenza, gli aiuti hanno meno probabilità di raggiungere i bisognosi e le disuguaglianze all'interno dei Paesi sono peggiorate. Le imprese più piccole sono quelle che registrano un calo maggiore dell'occupazione e dell'orario di lavoro rispetto alle imprese più grandi. Un deficit che, a cascata, porta a una riduzione dei redditi e così, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo (dove mancano sistemi di protezione sociale capaci di integrare e stabilizzare i redditi) si aggrava lo stress finanziario delle famiglie già economicamente vulnerabili, con effetti su salute e alimentazione.

Più in generale, sottolinea il Rapporto, la ripresa asimmetrica dell'economia mondiale ha iniziato a produrre effetti a catena sul lungo periodo, sia in termini di incertezza che di instabilità, che potrebbero bloccare la ripresa. I cambiamenti nella domanda di mercato, l'aumento dei servizi online, i costi commerciali alle stelle e i cambiamenti nell'offerta di lavoro hanno creato colli di bottiglia nel settore manifatturiero, impedendo il ritorno alle condizioni del mercato del lavoro pre-pandemia.

Ristrutturare il mercato del lavoro. Occorre ricostruire l’economia in modo da affrontare le disuguaglianze sistemiche e strutturali assieme alle sfide sociali ed economiche a lungo termine, come il cambiamento climatico. Il raggiungimento di una ripresa, incentrata sull'uomo, conclude il Rapporto, dovrà basarsi su quattro pilastri: crescita e sviluppo economico inclusivo, protezione dei lavoratori, protezione sociale universale e dialogo sociale. Durante il periodo di ripresa, le politiche macroeconomiche non dovranno limitarsi a ripristinare i risultati pre-crisi. Le politiche fiscali non devono solo mirare a proteggere i posti di lavoro, i redditi e l'occupazione, ma anche affrontare le sfide strutturali e le cause profonde dei deficit di lavoro dignitoso in tutto il mondo. A seconda dei vincoli e delle priorità dei vari Paesi, sarà necessario implementare un mix di politiche fiscali mirate alla creazione di occupazione, supportata da politiche industriali, sviluppo delle competenze e politiche attive del mercato del lavoro, comprese quelle per colmare il divario digitale.

Estendere e garantire la protezione di tutti i lavoratori significa garantire i diritti fondamentali sul lavoro, assicurare la salute e la sicurezza sul lavoro e attuare un'agenda trasformativa per la parità di genere. La pandemia ha messo in luce la vulnerabilità di molti gruppi di lavoratori: informali, autonomi, temporanei, migranti e poco qualificati, spesso altamente esposti agli impatti della crisi sulla salute e sul mercato del lavoro. Colmare le lacune in materia di protezione sociale e fornire l'accesso universale a una protezione sociale completa, adeguata e sostenibile deve rimanere una priorità fondamentale.

Il dialogo sociale, continua il Report, ha svolto un ruolo chiave nella risposta alla pandemia: molte politiche e misure per limitare la perdita di posti di lavoro sono il risultato di discussioni tripartite. Nel periodo di ripresa, il dialogo sociale rimarrà fondamentale per trovare soluzioni che siano vantaggiose per imprese e lavoratori e abbiano ripercussioni macroeconomiche positive. Per questo, è necessario rafforzare la capacità delle amministrazioni pubbliche, delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, di partecipare a tale processo.

 

di Tommaso Tautonico

giovedì 3 febbraio 2022

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