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PARITÀ DI GENERE

Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze

In Italia, solo il 16,2% delle laureate ha una laurea Stem (discipline scientifiche), contro il 37,3% degli uomini, nonostante un +5% delle iscrizioni femminili. Rimane al di sotto della media europea la padronanza di competenze digitali e finanziarie. Nell’Ue il 17% circa degli specialisti Ict (Information and communications technology) e un laureato Stem su tre è donna.

Approfondimenti

La sfida sostenibile della Regione Emilia-Romagna

di Palma Costi, Assessore Attività produttive e Green economy Regione Emilia-Romagna

Gli Stati Generali della Green economy in Emilia-Romagna hanno rappresentato un’occasione per condividere i risultati raggiunti e discutere nuove strategie. Per proseguire sulla strada dello sviluppo sostenibile, le amministrazioni devono puntare soprattutto sull’educazione alla sostenibilità nelle scuole, in ambito professionale e nelle imprese.
Gennaio 2019

Gli Stati Generali della Green economy in Emilia-Romagna[1] sono stati il frutto di un lavoro inter-assessorile coordinato e finalizzato a dimostrare non soltanto quanto la Regione Emilia-Romagna punti sul green, ma anche gli ostacoli e le barriere che ogni assessorato è portato ad affrontare nel suo percorso verso una sempre maggiore sostenibilità.   

Attività produttive, Ambiente, Agricoltura e Trasporti sono i quattro assessorati che hanno presentato al pubblico e al Presidente Bonaccini i loro risultati in materia di green economy nonché le sfide che si trovano ad affrontare. Un lavoro congiunto e integrato che ha coinvolto diverse politiche provenienti da differenti settori ma tutte rivolte verso uno stesso processo di sostenibilità; con il lavoro svolto anche tramite i workshop tematici organizzati in previsione dell’incontro degli Stati generali, infatti, la Regione Emilia-Romagna ha dato esempio concreto di governance integrata. Ed è proprio questa visione integrata delle politiche l’elemento più che mai fondamentale per trasformare l’attuale modello di sviluppo in chiave sostenibile, soprattutto in vista della strategia regionale di sviluppo sostenibile che tutte le regioni sono tenute a realizzare entro maggio. L’Emilia-Romagna è stata la prima regione a muoversi in questa direzione firmando il protocollo d’intesa con l’ASviS per rispondere all’obbligo di elaborazione della strategia regionale, sfruttando i finanziamenti messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente per la creazione della stessa e per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile che prevedono azioni ad opera dello stato, delle regioni e dei singoli comuni.  

Ma come fare a raggiungere questi obiettivi? Da dove partire? Su cosa puntare? I fondi strutturali e comunitari sono uno dei motori dello sviluppo sostenibile, è quindi importante che divengano fucina di idee e di progetti innovativi. La Smart Specialization Strategy (S3), ad esempio, prevista dai regolamenti comunitari per il periodo di programmazione 2014-2020, affronta a livello regionale il tema dell’innovazione ed è parte integrante del Piano Operativo Regionale (Por) Fesr. Anche in questo caso la Regione Emilia-Romagna dimostra di mettere lo sviluppo sostenibile al centro inserendolo come driver trasversale a tutti gli assi prioritari del Por, in alcuni casi attraverso azioni direttamente dedicate e in altri attraverso il supporto a interventi con ricadute a carattere ambientale. Da una sperimentazione condotta su uno specifico bando regionale Por Fesr risulta che più dei due/tre dei progetti ammessi al finanziamento presentano caratteristiche di sostenibilità ambientale. L’arrivo a Bologna dell’agenzia europea di climatologia, inoltre, sarà una grande occasione per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile nonché un grande laboratorio di ricerca per aiutare a far fronte ai fenomeni drammatici che derivano dal cambiamento climatico.   

Guardando invece a quella che è la performance attuale dell’Emilia-Romagna sul fronte green, i numeri presentati in occasione degli Stati generali dimostrano che le imprese green emiliano romagnole sono in aumento e che la loro resilienza è superiore rispetto al totale delle imprese regionali. Sono quasi 5.500 le imprese monitorate dall’Osservatorio Green Economy della Regione Emilia-Romagna (Osservatorio GreenER), suddivise tra i diversi settori tra cui spicca per numerosità quello dell’agroalimentare, con il 47% del totale delle imprese green. Sono 2.560 le imprese afferenti a questo settore, oltre il 70% delle quali in possesso della certificazione biologica. La grande rilevanza del biologico in Emilia-Romagna è dimostrata anche dalla diffusione della certificazione biologica, pari al 65% del totale delle certificazioni ambientali.   

Nonostante i numeri, però, sono diversi i temi su cui è necessario dibattere e su cui le amministrazioni devono puntare per portare avanti la sfida della sostenibilità.

Primo tra tutti il tema dell’istruzione alla sostenibilità, soprattutto nei settori in cui vi è una maggiore carenza. Il contributo sostanziale che le regioni possono dare si traduce fondamentalmente in tre aspetti: il primo riguarda la formazione professionale, necessaria affinché le figure di riferimento possano essere aggiornate sugli Obiettivi dell’Agenda 2030 e affinché ai lavoratori sia permesso di investire così nel loro futuro con una maggiore consapevolezza. Nel settore dell’edilizia, ad esempio, i costruttori devono sempre più virare verso edifici a maggiore efficienza energetica e ambientale, ma per farlo sono necessari aggiornamenti costanti e dunque investimenti sostanziali sulla formazione professionale.

Il secondo aspetto passa attraverso il sistema scolastico e universitario, il quale deve avere come obiettivo quello di crescere menti già consapevoli ed indirizzate allo sviluppo sostenibile. Ad oggi si contano 59 università che si stanno adoperando per modificare i corsi incentrandoli sul concetto di sviluppo sostenibile a prescindere dal corso di laurea di partenza; un esempio è dato dall’Università di Bologna, la quale ha aperto il secondo anno del master in giornalismo con orientamento in sviluppo sostenibile, perché trasmettere la cultura alla sostenibilità attraverso i media è importante tanto quanto operare in modo sostenibile.  

Ultimo aspetto è quello dell’imprenditoria, dove il tema dello sviluppo sostenibile è estremamente variabile tra classi di età diverse. Se le nuove generazioni sono più sensibili e inclini al tema, infatti, tra i meno giovani il concetto di sviluppo sostenibile ha più difficoltà ad attecchire, eppur è proprio su questi ultimi che si basa il nostro tessuto sociale. Ecco quindi che la sensibilizzazione verso queste persone diventa fondamentale, essendo esse in grado di cambiare radicalmente il modo di agire.     

Non solo istruzione alla sostenibilità ma una vera e propria educazione civica è altresì necessaria per consapevolizzare i cittadini. Così come è stato fatto in Emilia-Romagna per la raccolta differenziata, che oggi ha raggiunto oltre il 64%, allo stesso modo bisogna puntare sugli altri settori come quello dei trasporti nonché sulle abitudini dei cittadini dettate dal buon senso, come ad esempio le temperature dei riscaldamenti e dei condizionatori: non troppo alte d’inverno, non troppo basse d’estate.

Il tema della sensibilizzazione del cittadino diventa primario poiché è da lui che parte la vera rivoluzione culturale.  

 


[1] L’evento degli Stati Generali della green economy in Emilia-Romagna si è tenuto il 30 ottobre 2018 a Bologna presso l’Opificio Golinelli.

 

Aderenti

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