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Verso l’SDG Summit 2023: tre scenari sul ruolo guida dell’Ue per la sostenibilità

di Antonella Zisa, collaboratrice ASviS

Come può l’Unione europea assumere la leadership nel raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile a livello globale? L’analisi, su iniziativa del Parlamento Ue, delinea possibili sviluppi e criticità da superare.

3 maggio 2023

È di pochi giorni fa la dichiarazione dell’Onu che attesta lo stato critico dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030, anche a causa delle attuali crisi multiple e interconnesse che hanno invertito o arrestato i progressi registrati nei primi anni dall’accordo, firmato nel 2015, sebbene l’Onu denunciasse che fossero insufficienti. A settembre i 17 Obiettivi subiranno una revisione completa nel corso dell’SDG Summit 2023, il secondo da quando le Nazioni unite hanno adottato l’Agenda 2030. Il vertice è annunciato come la resa dei conti e, al contempo, un momento di speranza per imprimere un nuovo slancio all’accordo. Governi, organizzazioni internazionali, settore privato e società civile si confronteranno per definire le azioni trasformative necessarie per accelerare e raggiungere gli SDGs nei tempi previsti.

Per rimettere in carreggiata l’Agenda 2030, a livello globale e regionale, si conta sul ruolo di leadership dell’Unione europea, che al vertice di settembre presenterà la prima revisione volontaria degli SDGs. Ruolo che il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha rimarcato nel corso della visita al Consiglio europeo a Bruxelles lo scorso 23 marzo.

In vista dell’appuntamento di settembre, a dicembre è stata realizzata un’analisi su iniziativa della Commissione per lo sviluppo del Parlamento europeo dal titolo “Achieving the UN Agenda 2030: Overall actions for the successful implementation of the Sustainable Development Goals before and after the 2030 deadline”. Il documento delinea tre possibili scenari, con relativi rischi, per raggiungere i 17 Obiettivi Onu entro il 2030, e offre una panoramica delle criticità incontrate finora nella loro attuazione, emerse dalla letteratura e dalle indagini. Inoltre, fornisce le raccomandazioni per le parti interessate nel contesto europeo, affinché diano un maggior contributo nella realizzazione dell’Agenda 2030.

L’Unione europea come potrebbe assolvere al ruolo di guida mondiale dello sviluppo sostenibile? Vediamo in sintesi i tre possibili scenari.

  • L’Unione europea perseguirà la sostenibilità “ad hoc”, come sembra stia avvenendo in larga misura (“business as usual”). I rischi principali del primo scenario sono associati all’innesco di punti climatici di non ritorno (tipping points”), ossia soglie che una volta superate potrebbero portare a cambiamenti climatici irreversibili, minacciando gli equilibri ecosistemici con conseguenze deleterie per la sicurezza dell’umanità e del Pianeta. Secondo uno studio pubblicato su Science, sottolinea l’analisi, l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5° C rispetto i livelli preindustriali, stabilito nel 2015 dall’accordo sul clima di Parigi, non è sufficiente per evitare il pericoloso cambiamento climatico: “La Terra potrebbe aver già lasciato uno stato climatico sicuro quando le temperature sono aumentate di 1°C”.
  • L’Unione europea porrà maggior enfasi sulla sostenibilità e in particolare sugli SDGs. Il secondo scenario, in cui le società non sono sufficientemente resilienti ad affrontare crisi inaspettate o le dipendenze generate dalla guerra in Ucraina, è accompagnato dal rischio che l’Ue possa non raggiungere l’obiettivo di diventare un’economia e una società a impatto climatico zero entro il 2050. Per centrarlo è fondamentale che i Paesi membri trasformino i loro sistemi energetici in un mercato dell’energia integrato, digitalizzato, competitivo e basato in gran parte su fonti rinnovabili. Oltre alle riforme normative occorrono maggiori investimenti nell’energia pulita e nell’efficienza energetica.
  • L’Unione europea abbraccerà pienamente la sostenibilità come motore di benessere e crescita, rendendola trasversale in tutte le politiche europee. In tal caso il possibile rischio è la mancanza di un impegno globale verso gli stessi valori e di potenziali conflitti che causeranno instabilità. Il terzo scenario deve fare i conti con il fenomeno della costante crescita della popolazione mondiale che comporterà un aumento nella richiesta di risorse. Secondo le previsioni il livello di urbanizzazione europeo dovrebbe aumentare dell’83,7% nel 2050, con conseguente abbandono dei terreni agricoli e un incremento di aree edificate fino al 7% del territorio dell’Ue entro il 2030.

Lo scenario migliore per raggiungere i 17 SDGs, nei tempi stabiliti, deve fronteggiare le criticità che finora hanno determinato la loro debole attuazione.

Le criticità chiave nello sviluppo sostenibile. Il finanziamento è una delle principali sfide, sottolinea l’analisi. La maggior parte dei Paesi non dispone delle considerevoli risorse necessarie per realizzare gli SDGs, una questione aggravata dall’impatto della pandemia che ha costretto a rivedere le priorità. Guterres ha sollecitato una profonda riforma del sistema finanziario globale per supportare i Paesi in via di sviluppo, i quali a causa del debito gravoso non possono investire sugli SDGs, mentre ha incalzato le nazioni più ricche affinché rispettino gli impegni sui finanziamenti per il clima.

Risorse finanziarie a parte, a ostacolare i progressi nell’Agenda 2030 concorrono anche la mancanza di comprensione delle sfide specifiche di ogni Obiettivo e gli ostacoli culturali ai cambiamenti. Ciò non aiuta a individuare le responsabilità e a garantire l’impegno concreto delle parti interessate.

Con le crisi globali in atto si è poi rafforzata l’urgenza di pianificare strategie basate sulle interconnessioni tra i 17 SDGs (vedi figura).  L’analisi ricorda, infatti, come tra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile prevalgano le sinergie (effetti positivi), al 24,6%, rispetto ai trade-off (effetti negativi), al 13,7%; far leva sulle sinergie può accelerare i progressi in più ambiti. A tal fine è essenziale assicurare specifici percorsi formativi alle persone impegnate nella progettazione, realizzazione e monitoraggio delle strategie. Ma l’efficacia dei processi decisionali e della definizione delle priorità dipendono dalla possibilità di accesso a dati affidabili e accurati, una sfida per molti Paesi.  

Per scongiurare il rischio che “l’Agenda 2030 diventi l’epitaffio per il mondo che avremmo potuto avere”, citando Guterres, è urgente una mobilitazione collettiva basata su azioni integrate, a livello globale e locale. Vediamo le principali individuate nell’analisi per ogni parte interessata.

  • Parlamento europeo. Può essere più attivo nel processo di preparazione della revisione volontaria dell’Ue sugli SDGs attraverso la richiesta di relazioni e incoraggiando revisioni volontarie regionali e locali. L’analisi invita ad allineare l’attuazione del Green deal con gli SDGs e a integrare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile nei diversi programmi esistenti. È utile intensificare gli sforzi per ridurre l’impronta ecologica dei Paesi membri.
  • Commissione europea. Per attuare pienamente gli SDGs, l’analisi suggerisce di adottare una strategia generale di alto livello per l’Ue; incoraggia il coinvolgimento multistakeholder nella preparazione della revisione volontaria dell’Ue, l’integrazione degli SDGs nei processi di monitoraggio e di bilancio e nei piani nazionali di ripresa e resilienza. La Commissione, tra l’altro, può puntare a un’Europa più compatta livellando le differenze tra i Paesi nei progressi dell’Agenda 2030.
  • Unione europea. Per assolvere al meglio al ruolo di guida mondiale dell’Agenda 2030 può potenziare gli accordi di partenariato globale, sostenere quadri normativi in tutti gli Stati per l’attuazione degli SDGs, facilitare l’accesso ai finanziamenti e gli investimenti nei Paesi in via di sviluppo.
  • Paesi Ue. L’analisi raccomanda una governance multilivello e un approccio integrato nell’affrontare i 17 SDGs, a livello nazionale e locale, stabilendo alleanze con imprese, società civile, comitati scientifici e realtà sul territorio. Gli Stati sono inoltre invitati a facilitare quadri giuridici per l’attuazione degli Obiettivi, a incentivare opportunità di mercato nelle tecnologie verdi e a migliorare la comunicazione al pubblico degli SDGs.
  • Amministrazioni locali. Considerando il ruolo cruciale delle azioni locali nella piena attuazione dell’Agenda 2030, è necessario integrare gli SDGs nelle politiche e nei programmi locali. Le revisioni volontarie sono utili per rilevare le aree più critiche e le opportunità dei territori, anche in ottica di investimenti sostenibili delle imprese. I governi locali possono incoraggiare iniziative da parte delle comunità, dei giovani e delle imprese attraverso incentivi finanziari per gli SDGs.
  • Settore privato. Le imprese possono allineare le proprie strategie e programmi agli SDGs puntando a modelli di produzione sostenibili e a basse emissioni di CO2. Inoltre, il settore privato può essere maggiormente coinvolto nei processi di attuazione dell’Agenda 2030 e della revisione volontaria.
  • Comunità scientifica. Per progettare e implementare politiche e investimenti efficaci è urgente incrementare gli studi sugli SDGs, che oggi rappresentano solo il 10% della ricerca mondiale, e approfondire le dinamiche delle interconnessioni. La comunità scientifica potrebbe lavorare, ad esempio, allo sviluppo di un indice universale per la misurazione delle esternalità relative agli SDGs.
  • Società civile. L’analisi evidenzia il riconoscimento attribuito alla “Citizen science”, la scienza dei cittadini, che fornisce dati sugli SDGs attraverso attività di monitoraggio e reporting. La società civile, inoltre, può fare la propria parte partecipando attivamente alla preparazione delle revisioni volontarie.

Scarica l'analisi

 

di Antonella Zisa 

 

 


Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti.

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