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PARTNERSHIP PER GLI OBIETTIVI

Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile

Nel 2021 l’aiuto allo sviluppo (Aps) è aumentato del 4,4% in rispetto al 2020, per via degli aiuti ai Paesi ricchi hanno fornito ai Paesi fragili per fronteggiare il Covid-19. Anche in Italia nel 2021 l’Aps è cresciuto dallo 0,22% allo 0,28%, ma si tratta in parte di “aiuto gonfiato” ovvero di risorse spese nei Paesi donatori e si è ancora molto lontani dall’obiettivo dello 0,70% del Reddito nazionale lordo (Rnl).

Approfondimenti

Per un multilateralismo convincente servono democrazia, inclusività e partecipazione

Di Gemma Arpaia, Aoi e coordinatrice del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 17

Come rendere la governance globale più solida? Quali i punti di forza e di debolezza dell’approccio multistakeholder? Una riflessione sul tema del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 17 “Partnership per gli Obiettivi”.

15 ottobre 2021

Il Goal 17 “Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile” ci pone di fronte a scelte politiche e operative nell’equilibrio tra un solido sistema multilaterale e la partecipazione attiva di attori e constituencies diverse.

L’evento centrale dell’ASviS al Festival dello Sviluppo Sostenibile 2021, dedicato a “L'impegno dell'Italia a livello internazionale per una ripresa sostenibile e resiliente”, è stato l’occasione per il Gruppo di lavoro sul Goal 17 di riflettere ed elaborare l’intervento al panel su “l’Agenda 2030 e la sfida del multilateralismo”.

Se lo scorso anno, al festival 2020, il Gruppo di lavoro era partito dalla considerazione che il multilateralismo era al suo punto più basso da sempre (era il tempo della hard Brexit, delle dichiarazioni di Trump di sospensione del contributo all’Oms e di uscita dagli accordi di Parigi sul clima, del sostanziale fallimento del vertice G20 di Osaka a causa del protezionismo), oggi possiamo guardare con ottimismo alla sfida lanciata dal segretario generale delle Nazioni Unite Guterres lo scorso mese con il rapporto “Our Common Agenda: a Moment for Reinvigorating Multilateralism”.

È vero che in questo ultimo anno c’è stata –e c’è ancora – una pandemia che ci ha fatto comprendere in modo tangibile che da problemi globali si esce solo con soluzioni adottate in tutti i Paesi, ma siamo preoccupati dalla volatilità dell’atteggiamento di molti leader e governi che in meno di 12 mesi sono passati dal “my country first” ad appelli e richieste di una collaborazione internazionale. Dobbiamo riflettere su come rendere il multilateralismo più solido e convincente.

Oggi il multilateralismo non è più, e non deve essere, solo istituzionalizzazione di accordi e collaborazioni intergovernative, ma occorre passare ad una governance con diversi partecipanti rappresentativi, ad un partenariato globale.

Il processo di cambiamento alla ricerca dell’equilibrio e della sintesi tra i due approcci deve tener presente i rischi e le debolezze di cui hanno dato prova i due sistemi.

Il multilateralismo può comportare un’eccessiva frammentazione di strutture. Per esempio nel campo della cooperazione allo sviluppo vediamo che negli anni ’70 ogni Paese beneficiario riceveva aiuti da, in media, 12 donatori, attualmente si contano più di 230 tra organizzazioni internazionali, fondi globali, fondi fiduciari, piattaforme pubblico-private, programmi regionali, come possibili fonti o canali di finanziamento. In questi giorni, al G20, si sta discutendo della creazione di un Fondo contro le minacce globali per la salute. Molte associazioni ed attivisti, riuniti nel Civil 20, si stanno esprimendo contro questa nuova creazione, ritenendo che esista già il Fondo Globale contro Aids, TB e Malaria che ha dato prova negli ultimi vent’anni di sapere e poter combattere efficacemente le pandemie, ed è dotato di una forte governance multistakeholder sia a livello centrale che negli oltre 100 Paesi in cui opera.

Nell’approccio multistakeholder il primo problema è quello del bilanciamento tra le componenti e le loro diverse capacità di rappresentatività e di partecipazione all’elaborazione di decisioni politiche. Constituencies di società civile, specie del Sud o di particolari gruppi vulnerabili (migranti, popoli indigeni, piccoli produttori agricoli, ecc.) possono avere difficoltà, per carenze di risorse umane o finanziarie, a partecipare attivamente al dibattito politico. Il recente Vertice dei sistemi alimentari è stato boicottato da centinaia di scienziati e gruppi di attivisti e piccoli produttori perché hanno ritenuto che l’intero processo di preparazione del vertice avesse visto le grandi imprese dell’agribusiness influenzare eccessivamente il dibattito verso i propri interessi.

Oggi abbiamo bisogno di un multilateralismo democratico, inclusivo e partecipativo, dove non sia centrale l’accordo intergovernamentale ma siano le società dei diversi Paesi a partecipare alle scelte e alle decisioni. Spesso sono le dinamiche intergovernative e geopolitiche che ostacolano l’adozione di misure globali e favoriscono la creazione di nuove strutture di non chiara legittimazione e alcuni attori, statali e non, si avvantaggiano del vacuum. Le Nazioni Unite sono il legittimo foro universale, dove la responsabilità degli impegni è chiaramente definita e vincolante, e tutti gli altri luoghi di confronto e dibattito, come ad esempio il G20, sono importantissimi per la loro autorevolezza ma devono essere al servizio del sistema delle Nazioni Unite e non in sua sostituzione.

 


 

Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti. 

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