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Aumentano gli omicidi di attivisti per i diritti umani, giornalisti o sindacalisti: tra gennaio e ottobre 2018, in 41 Paesi ne sono stati uccisi 397. Peggiora sensibilmente la situazione italiana, dovuta soprattutto a un aumento del sovraffollamento delle carceri (114 detenuti per 100 posti disponibili nel 2017). A livello regionale, la maggior parte delle variazioni negative si registrano nel Nord e nel Centro Italia, mentre nel Sud questa tendenza è invertita.

Notizie

Censura a internet in aumento in 27 Paesi del mondo, un anno fa solo in tre

Lo studio pubblicato dal centro di ricerca Comparitech mostra gli ostacoli all’utilizzo della rete internet in 175 Paesi. Cina e Corea del Nord gli Stati più liberticidi, ma le limitazioni accomunano tutti i continenti.   8/3/23

“Dove, nel mondo, la cittadinanza può godere di un accesso a internet libero e uguale per tutti”? Questa è la domanda che ha spinto i ricercatori del centro studi Comparitech a elaborare una mappa del mondo interattiva che descrive i livelli di restrizione all’accesso alla rete internet in 175 Paesi. Lo studio, diffuso a gennaio, mostra come in ogni continente esistano degli Stati che limitano la fruizione di internet, e li classifica su una scala da 1 a 11, dove il punteggio maggiore corrisponde a un più alto grado di censura. Tra tutti, l’Asia è il continente dove è presente la più grande concentrazione di Stati con norme che ostacolano l’accesso alla rete.

Restrizioni in aumento. Lo studio sottolinea che, nonostante non sia “una grande sorpresa” vedere Paesi come Cina, Iran e Corea del Nord in cima alla classifica delle censure a internet, a preoccupare è il numero crescente di Stati dove viene praticata una qualche forma di restrizione o divieto nell’accesso alla rete. “Quest’anno abbiamo visto 27 Paesi aumentare la censura a internet, in confronto a un incremento di appena tre Stati nel report dell’anno scorso”, viene evidenziato nel testo. “La censura è sempre più diffusa”, sottolinea l’articolo, “nuovi Paesi potrebbero in futuro essere annoverati tra quelli che limitano l’accesso a internet, a detrimento della privacy digitale della cittadinanza”.


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In cima alla classifica. Cina e Corea del Nord sono i due Paesi del mondo dove l’accesso libero alla rete internet è più limitato, con un punteggio di 11 su 11. Lo studio considera l’obbligo di usare programmi o applicazioni fornite dagli Stati come una forma di ostacolo alla fruizione di internet, al pari delle norme che ne vietano l’utilizzo. Nei due Paesi sono infatti vietati tutti gli elementi che lo studio considera come necessari per un libero utilizzo di internet, ovvero l’accesso a torrent per scaricare materiali, alla pornografia online, ai media utilizzati per fini politici, ai social media, ai sistemi di Vpn (programmi utili a mascherare la provenienza dell’utente) e alle applicazioni di messaggistica istantanea. Per quest’ultimo criterio, la ricerca specifica che ad essere vietate sono le applicazioni di provenienza occidentale, che sono rimpiazzate da applicazioni programmate dalla Stato, come per esempio WeChat. Il programma, un’equivalente cinese di WhatsApp, fornisce servizi di messaggistica ma non possiedono i sistemi necessari per non essere lette da terzi.

La classifica degli altri Paesi che censurano di più. Seguono al secondo posto Iran, Myanmar, Turkmenistan e Emirati arabi, con un punteggio di 9 su 11. In particolare in Iran, Turkmenistan e Emirati arabi le leggi contro l’utilizzo di sistemi Vpn sono diventate più stringenti dal 2021, ovvero dall’ultima volta che Comparitech ha effettuato un’analoga ricerca sui livelli di censura di internet nel mondo. L’Iran ha migliorato la sua posizione di due punti dopo aver deciso di non rendere completamente illegali i torrent e i servizi di Vpn. Nonostante ciò è in programma la realizzazione di un Vpn di Stato che fa temere un incremento considerevole del livello di controllo del governo sulla navigabilità in rete. In Turkmenistan gli utenti devono “giurare sul Corano” di non utilizzare mai servizi di Vpn, mentre il Myanmar, il Paese, tra questi, che ha visto il suo punteggio peggiorare di più in percentuale (3 punti), sta subendo un blocco delle piattaforme e dei social media a seguito di una decisione della giunta militare. In terza posizione, con un punteggio di 8 punti su 11, Bielorussia, Oman, Pakistan, Qatar, Siria, Tailandia, Turchia e Uzbekistan. “Tutti questi Paesi vietano la pornografia, censurano pesantemente i media politici, limitano l’uso dei social media e dei sistemi Vpn”, afferma la ricerca.

Vai allo studio con la mappa interattiva

 

 

di Milos Skakal

Fonte copertina: naonovoa, da 123rf.com

mercoledì 8 marzo 2023

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