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“Sustainability Waves”: le startup e l’impegno verso i criteri Esg

Nonostante le piccole dimensioni, il 57% delle società è una benefit corporation o lo sarà a breve. Il quadro normativo complesso e i costi elevati restano però un ostacolo. Questa la sintesi della ricerca di Cariplo Factory.  25/5/23

Raccontare le innovazioni di più di 100 startup italiane in termini di criteri Esg (Environmental social, governance). È lo scopo della ricerca “Sustainability Waves - Esg italian startups” pubblicata a maggio da Cariplo Factory, l’hub di innovazione che include percorsi di formazione esperienziale, programmi di accompagnamento imprenditoriale, progetti di open innovation, investimenti di venture capital e attività di supporto all’internazionalizzazione.

“Intuizioni, storie, idee e progettualità che potranno fare la differenza nei processi di trasformazione dei modelli di sviluppo in logica sostenibile”, scrive nell’introduzione Riccardo Porro, Chief operating office di Cariplo Factory.

Piccole ma in grado di raccogliere investimenti

Nonostante le piccole dimensioni, l’82% delle startup infatti ha meno di dieci dipendenti in organico e solo il 3% supera i 50 dipendenti, nella maggior parte dei casi sono state in grado di raccogliere investimenti e di proiettarsi sul mercato nazionale (54% del totale) e internazionale (40%).

Servizi, energia, manifatturiero, design: i settori in cui operano le startup del campione sono molto diversi tra loro. Appcycled, ad esempio, semplifica il riciclo creativo nell’industria della moda, rimettendo in circolo gli scarti e promuovendo il lavoro dei designer emergenti. Aroundrs ha realizzato il primo servizio sostenibile di packaging riutilizzabile attivo in Italia, digitale e senza deposito, per pasti da asporto e per le consegne di alimenti. Bestbefore ha come obiettivo quello di ridurre lo spreco alimentare attraverso una piattaforma e-commerce proprietaria, dove acquistare in sconto i prodotti con imperfezioni di packaging.

Il 57% delle startup, continua il Rapporto, è già società benefit o sta lavorando per diventarlo. Il 38% ha una certificazione BCorp, ossia risponde agli standard più elevati di tutela ambientale ed equità sociale, o sta lavorando per raggiungerla, e il 97% dichiara di tenere in considerazione l’impatto dei fornitori e di rinunciare a servirsi di coloro che non rispecchiano i propri valori aziendali e i principi Esg. Il 61%, inoltre, svolge un ruolo attivo tramite processi specifici di coinvolgimento e sensibilizzazione dei clienti sulle tematiche della sostenibilità.

AWorld, ad esempio, è la piattaforma che guida e incentiva persone, aziende e organizzazioni a migliorare le proprie abitudini e ridurre l’impatto individuale attraverso attività di educazione, partecipazione e misurazione dei risultati mediante tecniche di gamification.

 Entrando nel merito dei criteri Esg, il 52% delle startup analizzate dichiara di averli adottati per il desiderio di agire positivamente, il 24% lo ha fatto in seguito a specifiche richieste dei propri clienti, mentre per l’8% è servito a migliorare la reputazione aziendale o per la crescente pressione normativa (2%).


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L’attenzione per l’ambiente

Fra i criteri Esg l’aspetto ambientale è particolarmente rilevante. Più del 77% delle startup ha attivato programmi di tutela o riduzione dell’impatto prodotto sull’ambiente (gestione dei rifiuti, rispetto della biodiversità e utilizzo del terreno o trattamento delle materie prime) mentre il 55% dispone di tecnologie abilitanti per la riduzione dell’impatto ambientale.

Frieco fornisce soluzioni per la gestione sostenibili dei rifiuti. L’azienda ha sviluppato un modello di cestino connesso, con trituratore integrato, per ridurre il volume degli scarti e ottimizzare la raccolta e il trasporto di questi ultimi. Futuredata ha messo a punto un sistema che raccoglie, elabora e rende disponibili le informazioni necessarie a migliorare sensibilmente il processo di recupero dei materiali presenti nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Le startup e l’inclusione

Sul secondo criterio, quello sociale, il Rapporto evidenzia ottimi spunti. Il 60% delle startup è governato da un board composto da più del 50% di donne e il 59% ha un numero uguale o superiore di dipendenti di sesso femminile. Un’azienda su tre ha adottato un codice etico relativo ai temi di inclusione, diversità e minoranze, e una su due ha già stretto relazioni con enti di beneficienza o associazioni no profit.

Da migliorare, però, le azioni messe in campo per rispettare l’equilibrio di genere e l’inclusione professionale: solo il 41% delle startup applica l’equità salariale, il 28% promuove attivamente l’equa rappresentazione di entrambi i generi e meno di una su cinque ha all’attivo attività di sensibilizzazione sulle diverse tematiche di inclusione.

Le prospettive nella governance

È l’ambito della governance, il terzo criterio, dove è lecito aspettarsi i miglioramenti più significativi nei prossimi anni: solo il 16% delle aziende ha attivato policy interne in materia di anticorruzione, il 21% ha implementato procedure e policy per la sicurezza e la salute dei dipendenti che vadano oltre le disposizioni obbligatorie, solo il 33% ha avviato iniziative per la cybersecurity e poco più del 53% ha implementato processi di tutela della privacy nei confronti dei propri dipendenti e collaboratori.

Non sorprende, conclude il Rapporto, che il quadro normativo ancora complesso e confuso, assieme ai timori legati al greenwashing, i costi elevati e la scarsa trasparenza di benchmark e indici abbiano avuto un ruolo importante nel rallentare o ostacolare l’adozione dei criteri Esg in oltre due casi su tre tra quelli analizzati. Più rare, ma non del tutto assenti, le difficoltà incontrate dalle startup nel trovare prodotti e servizi che rispettino i temi Esg e nel formare un team esperto su questa medesima tematica.

Scarica il Rapporto

 

di Tommaso Tautonico

giovedì 25 maggio 2023

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