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SALUTE E BENESSERE

Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età

In Italia, gli infermieri sono 5,49 per mille abitanti, contro un valore medio del 9,42 per mille di Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna. Inoltre, si registra un incremento delle patologie dell’area psichiatrica e psicologica, tra le criticità accentuate dalla pandemia in Italia, che è nell’ordine del 25-30%. 

 

Approfondimenti

Un quadro delle nuove emergenze sanitarie

di Carolina Facioni, sociologa, assistente di ricerca presso l'Istat

Nel contesto europeo - e più specificamente italiano - crescono nuove emergenze sanitarie, che possono essere riassunte in tre grandi categorie: la diffusione crescente di ceppi batterici resistenti agli antibiotici, la riduzione della copertura vaccinale e, infine, l’acuirsi nelle società delle disuguaglianze legate alla salute.
Marzo 2017

È allarmante il dato Ocse secondo cui aumentano le emergenze sanitarie legate alla diffusione crescente di ceppi batterici resistenti agli antibiotici: circa 700mila decessi in tutto il mondo potrebbero essere dovuti ad infezioni batteriche resistenti agli antibiotici in commercio. In Europa, in particolare, si nota la rapida diffusione di enterobatteri resistenti ai carbapenemi, una classe di antibiotici ad ampio spettro, utilizzati in ambiente ospedaliero in caso di infezioni gravi. I paesi con i tassi di resistenza più alti sono Italia, Bulgaria e Grecia. La mortalità in questi casi varia dal 30 al 75%. Da un recentissimo studio su 455 ospedali di 36 paesi europei emerge che, in media, 1,3 pazienti ogni 10mila ricoveri presenta infezioni resistenti ai carbapenemi. Negli ultimi mesi sono stati inoltre osservati casi di enterobatteri resistenti alla colistina, antibiotico di vecchia generazione tornato in uso proprio per il trattamento delle infezioni resistenti ai carbapenemi. La resistenza alla colistina deriva da un gene mutato (mcr-1) trasferibile da batterio a batterio, anche di specie diverse, pertanto con alte potenzialità epidemiche. L’OMS rende noto inoltre che in diversi paesi del mondo i comuni antibiotici per il trattamento delle infezioni del tratto urinario sono ormai inefficaci per più di metà dei pazienti a causa della resistenza acquisita dal batterio E. coli (ECDC, 2015; 2016). Crescono, inoltre i casi di tubercolosi multifarmaco-resistenti.

Non possono essere ignorati i rischi legati alla riduzione della copertura vaccinale. La diffusione di concezioni errate relative ai presunti rischi da vaccinazioni ha comportato un netto calo del numero di nuove vaccinazioni in diverse regioni italiane, con il risultato di aver abbassato la copertura vaccinale nei bambini fino a 24 mesi in Italia al di sotto della soglia di sicurezza del 95%, ovvero quella sufficiente a garantire il cosiddetto “effetto gregge”, grazie al quale i bambini non vaccinati sono protetti dalla maggioranza di coetanei vaccinati. La situazione è particolarmente allarmante per il morbillo, per il quale nel 2015 solo l’83,87% dei bambini risulta vaccinato. Stando ai più recenti dati pubblicati dal Ministero della Salute, nel 2016 i casi di morbillo confermati in Italia sono stati circa 700, in netto aumento rispetto ai 250 segnalati nel 2015. Tra i paesi con la più bassa copertura vaccinale, oltre l’Italia, si segnalano la Bulgaria, la Francia, l’Irlanda, il Lussemburgo e la Danimarca. Quest’anno è stato registrato inoltre il primo caso di infezione da difterite in Italia, malattia che non si registrava dal 1996.

Impossibile ignorare la possibile ricaduta, nel medio e lungo termine, degli attuali problemi legati all’aumento delle disuguaglianze di salute, il rapporto cioè tra condizione sociale e condizioni di salute. I dati ufficiali parlano di un rapporto diretto tra speranza di vita e status socio-economico, anche in un paese con un buon sistema sanitario come il nostro: un operaio non qualificato ha una speranza di vita sensibilmente più bassa rispetto a quella di un dirigente. Allo stesso modo, c’è un rapporto diretto tra speranza di vita e titolo di studio (Istat, 2016a). La Grande Recessione ha acuito questo problema, con il blocco dell’ascensore sociale e la fuga di sempre più giovani dall’università, in particolare nel Sud Italia. Non si può dimenticare come molti fattori di rischio per la salute siano legati a fattori di carattere sociale. Un esempio è dato dal legame tra basso titolo di studio, errate abitudini alimentari che portano all’obesità, a sua volta fattore che può scatenare il diabete di tipo B (Istat, 2016b). Con l’inizio della crisi economica si è inoltre registrata un’impennata di casi di malattie mentali nel nostro paese. Si riduce anche la possibilità di accesso alla cure private e aumenta il ricorso alla sanità pubblica, sempre più colpita da tagli e cure dimagranti (-130mila posti letto dal 1990, -40% di ASL e ospedali). Un fenomeno, quest’ultimo, non limitato all’Italia, almeno secondo uno studio allarmante pubblicato sulla rivista The Lancet da un team di ricercatori di Harvard, Oxford, Imperial College e King’s College di Londra, che ha confrontato i tassi di mortalità per tumore attesi tra 1990 e 2008 con quelli riscontrati dopo la crisi: il risultato è un eccesso di circa 260mila decessi nei paesi OCSE e di 170mila nella UE nel biennio 2008-2010. L’eccesso sarebbe correlato al peggioramento della situazione economica: al crescere di un punto percentuale del tasso di disoccupazione, i decessi per cancro aumentano di 0,37 ogni 100mila persone.

Queste emergenze possono essere fatte rientrare nel target 3.8 (“Conseguire una copertura sanitaria universale, compresa la protezione dai rischi finanziari, l'accesso a servizi essenziali di assistenza sanitaria di qualità e l'accesso a farmaci essenziali sicuri, efficaci, di qualità e a prezzi accessibili e vaccini per tutti”) e nel target 3.d (“Rafforzare la capacità di tutti i paesi, in particolare i paesi in via di sviluppo, per la prevenzione, la riduzione e la gestione dei rischi per la salute nazionale e globale”).

A riguardo, il contributo dell’ASVIS potrebbe andare in molteplici direzioni. Per avere un’idea delle azioni possibili, si possono citare:

  • il sollecito alle istituzioni di un intervento che contrasti l’abuso di antibiotici nel nostro Paese, abuso che favorisce l’assuefazione e la resistenza da parte dei ceppi batterici;
  • la promozione dell’esempio di alcune Regioni, che hanno scelto di rendere le vaccinazioni pediatriche obbligatorie per legge, e proporne l’estensione a tutto il territorio nazionale;
  • la promozione di un dialogo più strutturato tra pubblico ed esperti, anche attraverso strategie di comunicazione pubblica della scienza, per ridurre le preoccupazioni legate ai rischi delle vaccinazioni (attivando tutti i possibili mezzi di comunicazione);
  • il monitoraggio attento (sulle istituzioni sanitarie) a che garantiscano ai cittadini l’effettiva possibilità di accedere a servizi di assistenza di qualità, così come la disponibilità di farmaci a prezzi accessibili.

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Riferimenti

European Centre for  Disease Prevention and Control (2015),  Surveillance Report – Antimicrobial Resistance Surveillance in Europe, sito: http://www.ecdc.europa.eu.

European Centre for  Disease Prevention and Control (2016),  Rapid risk assessment: Carbapenem-resistant Enterobacteriaceae, sito: http://www.ecdc.europa.eu.

Istat (2016a), Indicatori demografici. Stime per l’anno 2015, Statistiche Report 19 febbraio 2016.

Istat (2016b), Anno 2015. Fattori di rischio per la salute: fumo, obesità, alcol e sedentarietà, Statistiche Report 26 luglio 2016.

Maruthappu et Al. (2016),  Economic downturns, universal health coverage, and cancer mortality in high-income and middle-income countries, 1990–2010: a longitudinal analysis, “The Lancet”, vol. 388 n. 10045, 13 agosto 2016.

Ministero della Salute (2016), Vaccinazioni dell’età pediatrica –  Coperture vaccinali, 11 ottobre 2016.

World Health Organization (2016), Antimicrobial resistance, Fact sheet aggiornato al settembre 2016.

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